1.M' HÊ DATO 'O LLARDO 'INT' Â FIJURA M' hê dato 'o llardo
dint'â fijura
Letteralmente: Mi ài dato il lardo nel santino.
L'espressione si usa nei confronti di chi usi eccessiva parsimonia nel
conferire qualcosa a qualcuno o tenti addirittura di tacitare qualcuno
conferendogli parva res in luogo
dell’atteso congruo dovuto e prende
l'avvio dall'uso che avevano i monaci del TAU o monaci di Sant'Antonio Abate a Napoli che gestivano,
come ò détto e ripeto, in piazza Carlo
III, annesso al loro convento prospiciente l’omonima chiesa dedicata al santo
cenobita, gestivano un ospedale per cure dermatologiche ed usavano il lardo dei
maiali con il quale producevano unguenti curativi; rammento che il s. Antonio di cui si parla ed il cui nome è
dal greco antos= fiore eremita détto
poi Sant'Antonio Abate è chiamato anche Sant'Antonio il Grande,
Sant'Antonio d'Egitto, Sant'Antonio del Fuoco, Sant'Antonio del Deserto o
Sant'Antonio l'Anacoreta ( Coma 250?-† Tebaide356) ed a Napoli sant’ANTUONO [da
non confondere con il sant’Antonio da Padova, santo portoghese], fu eremita
egiziano, considerato l'iniziatore del
Monachesimo cristiano e il primo degli Abati in quanto a lui si deve la
costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un
padre spirituale abbà, si consacrano al servizio di Dio. La sua vita ci è stata
tramandata dal suo amico e discepolo Sant'Atanasio (a Napoli: sant’Attanasio
(Alessandria d’Egitto 295 -† Tebaide373). È ricordato nel Calendario dei santi
il 17 gennaio, ma la Chiesa Copta lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde
nel loro calendario al 22 del mese di Tobi. Questo santo è noto e ricordato a
Napoli con il nome di Sant’Antuono e gli è dedicata una chiesa parrochiale
nelle immediate diacenze di piazza Carlo III .Si vuole che la chiesa, posta
all'origine del borgo omonimo, sia stata fondata per volere della regina
Giovanna I d'Angiò (Napoli, ca. 1327 –† Muro Lucano, 12 maggio 1382); tuttavia
esiste un diploma del re Roberto d'Angiò (detto il Saggio (1277 – † 16 gennaio
1343), figlio di Carlo II d'Angiò, fu re di Napoli (con il nome di Roberto I di
Napoli dal 1309 al 1343), re titolare di Gerusalemme, duca di Calabria (1296 -
1309) e Conte di Provenza e Forcalquier (1309 - 1343).diploma che dimostra che,
già nel marzo del 1313, esistevano chiesa ed ospedale e che in questo luogo
venivano curati gli infermi del morbo detto “fuoco sacro” o anche Fuoco di
Sant'Antonio, con un prodotto ricavato dal grasso di maiale.
Molto probabilmente il complesso originario risaliva alla fine
del XIII secolo, ma fu ampliato e in alcune parti ricostruito nell’ambito di un
vasto programma di edilizia religiosa e assistenziale voluto nel 1370 dalla
regina Giovanna I, Programma che ebbe enorme valore ai fini dell’urbanizzazione
del borgo e dell’omonima strada la quale, attraverso Porta Capuana,
rappresentava la principale via d’accesso alla città.
Verso la fine del Trecento, quindi, il complesso era già
costituito dalla chiesa, dall’ospedale e dal convento, ed era tenuto dai monaci
ospedalieri antoniani(monaci del TAU) i
quali preparavano una tintura/pomata che veniva usata per curare l’hherpes
zoster. Tra i napoletani si diffuse cosí l’abitudine di allevare liberamente
anche per istada, maiali e maialini per
donarli poi al monastero. L’ordine antoniano fu bandito agli inizi del
Quattrocento dagli Aragonesi, che reputavano i monaci troppo legati ai loro
protettori francesi. Malgrado ciò, l’usanza durò fino al 1665 quando, durante
la funzione della benedizione degli animali, un maiale sfuggito al controllo,
si intrufolò, rischiando di farlo cadere, tra le gambe del vescovo che
quell’anno officiava la cerimonia,il vescovo, infuriato, dichiarò illegale
l’allevamento cittadino dei maiali, ma pare che il popolino non se ne diede per
inteso almeno per un quinquennio! Un primo rimaneggiamento dela chiesa è databile al
1370, il seguente fu quello del XVII secolo che, cancellò parte della struttura originaria.
Per volere del cardinale Antonino Sersale, la struttura
religiosa subí un rimodernamento nel 1779;con il nome invece di sant’Antonio è noto e ricordato a Napoli il
santo predicatore Sant'Antonio di Padova, al secolo Fernando Bulhão (Lisbona,
15 agosto 1195 -† Padova, 13 giugno 1231) che fu un frate francescano, santo e dottore della Chiesa cattolica , che
gli tributa da secoli una fortissima devozione.
I monaci del TAU
allorché poi dimettevano un infermo erano soliti consegnare al medesimo, per il
prosieguo della cura, una piccolissima quantità di lardo benedetto, avvolto in
un santino raffigurante Sant'Antonio abate. Pur se benedetto la quantità del
lardo era veramente irrisoria e pertanto assai poco bastevole alla bisogna.
2.MA ADDÓ STAMMO? Â CANTINA ‘E VASCIO PUORTO? ‘O RUTTO, ‘O
PÍRETO E ‘O SANGO ‘E CHI T’È MMUORTO?!
Ma dove mai ci troviamo? Nella cantina (ubicata) giú al
porto? (tra) eruttazioni, peti e bestemmie?
È locuzione usata per indicare sarcasticamente che ci si
trovi in ambienti o tra persone decisamente plebee che, come gli avventori di
quella tal bettola rammentata ,(forse quella taverna del Cerriglio, alibi
ricordata) si danno a manifestazioni eccessivamente disdicevoli e scostumate
quali: eruttazioni, peti e bestemmie;
3.MA ADDÓ T'ABBÍE SENZA 'MBRELLO?
Letteralmente: Ma dove ti dirigi senza ombrello (se già
piove?)? La domanda traduce sarcasticamente l'avvertimento di non affrontare
qualsivoglia situazione se non si è preparati e pronti, armati cioè oltre che
della buona volontà, degli strumenti atti alla bisogna e a farti da scudo ove
ne occorra il caso.
4.MA TE FOSSE JIUTO 'O LLICCESE 'NCAPO?
Letteralmente: ma ti fosse andato il leccese in testa? Id
est: fossi impazzito? Avessi perso l'uso della ragione? Icastica espressione
che, a Napoli, viene usata nei confronti di chi, senza motivo, si comporti
irrazionalmente. Il leccese dell'espressione non è - chiaramente - un abitante
di Lecce, ma un tipo di famoso tabacco da fiuto, prodotto, temporibus illis,
nei pressi della nota città pugliese; l'espressione paventa il fatto che il
tabacco fiutato possa- non si sa bene come - aver raggiunto, attraverso le
coani nasali il cervello e leso cosí le facoltà raziocinanti del...
fiutatore.Dal punto di vista grammaticale la geminazione iniziale della L di
Liccese connota un agg.vo sostantivato neutro[il tabacco] , laddove se i l
medesimo articolo ‘o avesse preceduto un liccese con la L scempia quest’ultimo
sarebbe stato un agg.vo sostantivato m.le ed avrebbe connotato un abitante di
Lecce.
5.MA TENISSE 'E GGHIORDE?
Letteralmente: “Fossi affetto da giarda?” Domanda retorica
che con aria insolente, viene rivolta a Napoli, a qualcuno che appaia pigro,
indolente, scansafatiche, che non si muove, nè fa alcunché, quasi fosse affetto
da giarda la malattia che colpisce le giunture ed in ispecie il collo della
zampa (piede) dei cavalli producendo eccessiva enfiagione delle zampe delle
bestie, impossibilitate, per ciò a procedere speditamente. In turco, con il
termine jord si indica il tipico doppio nodo dei tappeti - da jord a gghiorde
il passo è breve.
BRAK
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