1.'A VACCA, PE NNUN MOVERE 'A CODA SE FACETTE MAGNÀ 'E
PPACCHE DÊ MMOSCHE.
Letteralmente: la mucca per non voler muovere la coda, si
lasciò mangiare le natiche dalle mosche. Lo si dice degli indolenti e dei pigri
che son disposti a subire gravi nocumenti e non muovono un dito per evitarli
alla stessa stregua di una vacca che assalita dalle mosche per non sottostare
alla fatica di agitare la coda, lasci che le mosche le pizzichino il fondo
schiena!
2. VECCHIA ‘A PANZA LLE S’ARREPECCHIA : ‘A CHITARRA ‘UN
SONA CCHIÚ.
Letteralmente: alla vecchia la pancia le si affloscia e
raggrinzisce e la (sua) chitarra non suona piú. Id est: una donna vecchia perde
l’avvenenza delle forme; la pancia, (come il seno) pèrdono di tonicità,
afflosciandosi e conseguenzialmente le vengono rifiutati e perciò a mancare i piaceri del sesso (che ad una persona
vecchia, non piú formosa od attraente, si negano). Nell’espressione in esame la
voce chitarra (dall'ar. qîtâra, che è dal gr. kithára. che normalmente indica
un noto strumento musicale a corde,provvisto di cassa armonica formata da due
tavole (di cui la superiore con foro centrale, détto rosa) unite da una fascia,
di paletta con meccanica per tender le corde) è usata per indicare
furbescamente la vulva femminile, semanticamente richiamata dalla rosa/foro
centrale, ed inteso quale strumento di piacere ;
in tale medesima accezione la voce chitarra la si ritrova
nella smorfia napoletana che al numero 67 fa corrispondere l’espressione ‘o
totaro dint’ â chitarra letteralmente: il totano nella chitarra, e ci si trova
davanti ad una figurazione dal sapore marcatamente gioioso e furbesco,
intendendosi con questa figura riferirsi all’immagine del coito ( che è dal
lat. coitu(m), deriv. di coire 'andare insieme') in effetti è molto semplice
rendersi conto di cosa sia adombrato sotto la figura del totaro e cosa adombri
la chitarra con il foro della rosa; quanto all’etimologia abbiamo: totaro
deriv. del gr. teuthís o têutòs con lo stesso significato di mollusco simile al
calamaro; la voce pur partendo dal greco è giunta nel napoletano attraverso un
basso latino tutanu(m) con metaplasmo e cambio di suffisso nu→ro.
arrepecchia voce verbale 3ª pers. sg. ind. pres.
dell’infinito arrepicchià = in primis rappezzare, accomodare alla meglio,
estensivamente come nel caso che ci occupa aggrinzare,afflosciare; voce
denominale di ad+ repecchia→arrepecchia rafforzativo di repecchia attestata
altresí con lettura metatetica rechieppa s.vo f.le = grinza, piega,ruga (dal
lat. rappicula→rapicla →repecchia).
3.'A VECCHIA Ê TRENTA 'AUSTO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô
FFUOCO.
Letteralmente: la vecchia ai trenta d'agosto, (per
riscaldarsi) mise nel fuoco l'aspo. Il proverbio viene usato a mo' di
avvertenza, soprattutto nei confronti dei giovani o di coloro che si atteggino
a giovani,soggetti cioè che si lasciano cogliere impreparati alle prime
avvisaglie dei freddi autunnali che già si avvertono sul finire del mese di
agosto, freddi che - come dice l'esperienza - possono essere perniciosi al
punto da indurre i piú esperti (la vecchia) ad usare come combustibile per
riscaldarsi persino un utile oggetto come un aspo, l'arnese usato per
ammatassare la lana filata. Per estensione, il proverbio si usa con lo stesso
fine di ammonimento, nei confronti di chiunque, in qualsiasi occasione, si
lasci cogliere impreparato non temendo un possibile inatteso rivolgimento di
fortuna, rappresentato nel proverbio dall’improvviso freddo in un mese ritenuto
caldo.
Del proverbio in esame ne esiste un’altra lezione che suona:
'A VECCHIA Ê TRENTA 'E MAGGIO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO. che
letteralmente vale: la vecchia ai trenta di maggio, (per riscaldarsi) mise nel
fuoco l'aspo.Va da sé che il significato, anche quello estensivo, d’ambedue le
lezioni è il medesimo atteso che non è improbabile che sia un mese primaverile,
prodromico dei mesi estivi (maggio), sia un mese autenticamente estivo
(agosto)possano, sia pure inopinatamente,presentare una situazione climatica
diversa da quella attesa o in corso. Dovendo operare una scelta opto, anche per
esperienza personale per la versione in epigrafe, quella cioè che chiama in
causa il mese di agosto che è solito tradire le attese piú che non lo faccia il
mese di maggio!
4.'A VIPERA CA MUZZECAJE A CCHELLA MURETTE 'E TUOSSECO.
Ad litteram: la vipera che morsicò quella donna, perí di
veleno; per significare che persino la vipera che è solita avvelenare con i
suoi morsi le persone, dovette cedere e soccombere davanti alla cattiveria e
alla perversione di una donna molto piú pericolosa di essa vipera.
5.ABBACCA ADDÓ VENCE.
Letteralmente: collude con chi vince. Di per sé il verbo
abbaccare presupporrebbe una segretezza d'azione che però ormai nella realtà
non si riscontra, in quanto l'opportunista - soggetto sottinteso della
locuzione in epigrafe non si fa scrupolo di accordarsi apertis verbis con il
suo stesso pregresso nemico, se costui, vincitore, gli può offrire vantaggi
concreti e repentini. Lo sport di salire sul carro del vincitore e di correre
in suo aiuto è stato da sempre praticato dagli italiani.
Abbaccà[dal lat. ad-vadicare→avvad(i)cà→avvaccà→abbaccà]=
andare con, colludere, accordarsi.
bRAK
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