1.A NNOMME ‘E DDIO
letteralmente: nel nome di Dio Espressione quasi religiosa
che si usa nel principiare alcunché, segnandosi, e chiamando il nome di Dio
nella speranza che presti il suo soccorso nell’opera intrapresa.
2. NNOTTE SE 'NZURAJE CATIELLO.
Letteralmente: Catello (inguaribile scapolo) prese moglie di
notte. La locuzione fotografa una situazione che in italiano è resa con: meglio
tardi che mai; il Catello, infatti procrastinò tanto il suo matrimonio che
quando fu celebrato era oramai notte. Nella locuzione partenopea si tenga
presente la geminazione iniziale della lettera N nella parola notte che lascia
capire che la A iniziale non è l'articolo femminile ('A) ma una preposizione
articolata: â = crasi di a+ ‘a= alla che introduce un concetto temporale reso
con la doppia N di notte; se la A fosse stato un articolo la successiva parola
notte sarebbe stata scritta in maniera scempia con una sola N.Si sarebbe potuto
pure usare la preposizione semplice A che comunque avrebbe comportato la
geminazione della N di notte, ed avrebbe introdotto un concetto temporale; ò
preferito l’uso della preposizione articolata: Â= alla per riportare
correttamente il pensiero napoletano che non articola mentalmente a notte, ma
alla notte per cui è giocoforza scrivere â nnotte e non a nnotte.
3.A 'NU CETRANGOLO SPREMMUTO, CHIAVECE 'NU CAUCIO 'A COPPA.
Schiaccia con una pedata una melarancia premuta.Id est: il
danno e la beffa; la locuzione cattivissima nel suo enunciato, consiglia di
calpestare un frutto già spremuto; ossia bisogna vilipendere e ridurre a mal
partito chi sia già vilipeso e sfruttato, per modo che costui non abbia né la
forza, nè il tempo di risollevarsi e riprendersi.Il tristo consiglio è dato nel
convincimento che se si lascia ad uno sfruttato la maniera o l'occasione di
riprendersi, costui si vendicherà in maniera violenta e allora sarà impossibile
contrastarlo; per cui conviene infeierire e non dar quartiere, addirittura
ponendoselo sotto i tacchi come un frutto spremuto ed inutile ormai.
4.A 'NU PÀRMO DÔ CULO MIO, FOTTE CHI VO’.
Letteralmente: ad un palmo dal mio sedere, si diverta chi
vuole. Id est: fate pure i vostri comodi, purchè li facciate lontano dal mio
spazio vitale, non mi coinvolgiate e soprattutto non mi arrechiate danno!
5.Ô PIRCHIO PARE CA
'O CULO LL'ARROBBA 'A PETTULA...
All'avaro sembra che il sedere gli rubi la pettola della
camicia - Cioè: chi è avaro vive sempre nel timore d'esser derubato.
Brak
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